Paolisi in righe

Gli scritti di alcuni autori Paolisani

Voci e Profumi di cortili.

di Giuseppe Romano.

Ogni lingua varia con l’uso che ne fanno le diverse genezazioni. Nessuna conserva immutata nel tempo la sua struttura grammaticale e sintattica.

Il dialetto, poi, per il suo carattere poroso, è soggetto maggiormente a cambiamenti che ne inquinano l’originalità, fatta di locuzioni particolari, di voci accentate, di consonanze di richiamo che, nella loro irriproducibilità,costituiscono la storia diun popolo.

Sta in questa peculiarità la bellezza del dialetto.


1943 in Valle Caudina: dai tedeschi agli americani.

di Giuseppe Romano.

Il punto di partenza è il tre ottobre del 1943. E’ domenica, Paolisi si prepara alla messa. L’Italia è allo sbando. La guerra è in casa. Le truppe degli Alleati sono entrate in Benevento il giorno prima. Tutto sembra alimentare la speranza della liberazione.

Ma per un tedesco ferito, scatta il meccanismo del dieci per uno. Figli, padri, mariti finiscono nella rete dei tedeschi e deportati.

Un bombardamento americano provvidenziale, provoca, con lo scompiglio, la fuga verso i nascondigli della montagna.

Seguono due giorni di guerra: morti e feriti.

Alla fine i reparti di Clark passano. E la paura si dissolve, ma il sollievo è funestato.

La ferinità, che insidia il genere umano, va alla ricerca del capro espiatorio.

Una triste pagina per una comunità unità.

L’autore si ferma al giorno della liberazione del paese. La storia che emerge è questo dramma di guerra, raccontato nel rispetto della prima legge della storia: nulla di falso si dica, nulla di vero si taccia, nulla di sospetto si scriva, nulla di simulato si finga.


Parla l’ex furiere di Casa Militare Savoia.

del Cav. Uff. Alfonso Bove.

L’armistizio dell’ 8 settembre 1943, il comportamento di Umberto di Savoia e i contrasti con suo padre, il trasferimento a Pescara, il governo Badoglio a Bari e a Salerno, il soggiorno dei Savoia (il re Vittorio Emanuele III, la regina Elena e quel che restava del gruppo familiare) a Ravello e a Napoli, la luogotenenza di Umberto, l’abdicazione del re afavore del figlio il 5 giugno 1944, la figura di Elena di Savoia, il suo dolore per la morte a Buchenwald della figlia Mafalda, la partenza perl’esilio dei sovrani d’Italia il 9 maggio del 1946: un racconto privato ed “inedito”.

Lo ha fatto, dopo più di 50 anni,il Cav. Uff. Alfonso Bove, ex maresciallo maggiore in pensione, nativo della provincia di Benevento, furiere della “Casa militare di Sua Maestà il re” dal settembre 1943 fino a quando Vittorio Emanuele ed Elena rimasero in Italia.


Raggi di Biciclette.

di Giuseppe Romano.

La seconda guerra mondiale con tutte le difficoltà del vivere quotidiano, aveva sopito ma non spento l’entusiasmo verso lo sport della bicicletta. Conil ritorno alla normalità un gruppo di giovani di Paolisi, organizzando una gara ciclistica diedero vita al C.S.Labor: era il 19 Settembre 1949.

Le pagine di Giuseppe Romano,vanno, però, oltre il fatto meramente sportivo. Offrono attraverso aneddoti e curiosità il senso diuna partecipazione popolare vissuta non solo idealmente, ma anche fisicamente, partecipando con ogni mezzo ed in ogni luogo,alle imprese dei propri “eroi”.


Don Vincenzo Principe “Un pastore buono”

di Giuseppe Romano.

In queste pagine, piccole perle della storia di un uomo che ha donato il suo ministero pastorale interamente alla comunità di Paolisi:

Don Vincenzo principe, il “pastore buono”, capace di gioire e soffrire con il suo gregge, sensibile ai bisogni altrui, e attento ai pericoli del mondo.

In cinquant’anni ha avuto modo di conoscere, amare, servire ma soprattutto far conoscere, amare, servire cristo.

Il prof. Romano, in queste pagine, raccoglie e trasmette ai posteri quello che si può definire il racconto delle “Meraviglie di Dio”,un’esperienza, quella di Don Vincenzo, contornata di umanità e sacralità misteriosamente operanti nel ministero sacerdotale,che ci fa leggere in caratteri umani l’interminabile presenza dello Spirito di Dio in mezzo a noi.


Paolisi e la sua storia.

di Ernesto Gaddi.

Questo libello, certamente, non vuole avere la pretesa di essere esaustivo del problema storico di Paolisi, ma vuole dare un semplice e modesto contributo a studi ben più approfonditi.

L’autore si augura che queste poche righe possano offrire spunti a continuare l’indagine sul territorio, studiando l’architettura dei numerosi palazzi che dal 1602 hanno abbellito il paese.

La cultura, che sempre ha contraddistinto i paolisani nella Valle Caudina, spinga i giovani a studiare per far conoscere Paolisi a tutti coloro che fino ad oggi ne hanno ignorato perfino l’esistenza.

Nello studio delle proprie radici, l’uomo non solo acquisisce il concetto del tempo, ma si abitua a collocare i fatti storici nella loro giusta dimensione e a formarsi una coscienza critica, in quanto riesce a confrontare le varie soluzioni adottate a seconda delle diverse situazioni che si creano nel lungo cammino della storia.

 

Pagina aggiornata il 29/05/2024

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