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Cescogad, Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17657198
Paolisi è un paese che si estende per un km e mezzo, praticamente lungo una sola strada che segna il limite fra i boschi del Partenio e le campagne della Valle Caudina, e che dal Medioevo in poi fu piuttosto trafficata, perché era un’alternativa all’Appia che dalla Terra di Lavoro conduceva ad Avellino e Benevento.
Paolisi, un tempo chiamato Paolise, come si evince dalle note di Alfonso Meomartini ne “I Comuni della Provincia di Benevento”. Le notizie più antiche riguardo all’abitato risalgono all’800 d.C., anno in cui fu donata da Radeprando alla badia benedettina di San Vincenzo al Volturno; nell’880 è invece menzionata dall’abate Aligerno di Montecassino. Successivamente divenne casale di Arpaia, di cui seguì le sorti: fu posseduta, infatti, dagli Stendardo, dai Boffa, dai Della Leonessa, dai Guevara, dai Carafa di Maddaloni, dai Grimaldi e dai Caracciolo di Airola, in ultimo dalla Regia Corte. Il Termine Paolisi si incontra per la prima volta nel IX secolo in forma di Paulisi, probabilmente da pau o pagus, come Paupisi. La flessione aggettivale “paolisi” ci induce a credere che i suoi abitanti provengano da un Pagus. Agli inizi del XIX secolo fu aggregata a Cervinara, passando poi alla provincia di Caserta e, nel 1861, a quella di Benevento. Nel 1930 vennero registrati diversi danni a causa di un terremoto: crollò la Cappella della Confraternita, si ebbero campanili e chiese pericolanti, cappelle crollate, il Municipio lesionato e fabbricati privati gravemente danneggiati. Il terremoto del 1980 causò danni rilevanti in tutto il territorio comunale, che fu fortemente colpito anche dalla successiva scossa del 14 febbraio 1981. La tradizione divide il centro in due parti, “Capo ‘e Vascio” e “Capo ‘e Coppa”, ma non c’è una reale separazione fra le due. O almeno non c’è più, visto che dal Seicento fino ai primi decenni del XX secolo il piccolo centro ha conosciuto una forte crescita. La felice posizione di Paolisi, infatti, ha fatto concentrare nel paese proprietari agricoli, commercianti, artigiani, professionisti. Lo testimoniano le numerose dimore signorili: il corso del paese è una sfilata di portali in pietra, sulle facciate di case spesso degradate ma grandi e dignitose, pur con inevitabili differenze fra i vari ceti sociali. Sono abitazioni che sfruttano la strada e allo stesso tempo consentono di dedicarsi alle attività di famiglia: quasi sempre i portali introducono a una corte interna su cui affacciavano stalle, cucine, frantoi, cantine, stanze della servitù; porticine minori lungo la strada erano ingressi a botteghe, e al piano di sopra erano le sale principali dell’abitazione. Paolisi è dunque ricco di palazzi gentilizi, tutti collocati lungo l’asse principale del paese. Una passeggiata a piedi partendo dal confine con Rotondi farà apprezzare ancora di più gli elementi architettonici che caratterizzano il piccolo centro caudino.
Di seguito alcuni tra i palazzi più importanti divisi per zone:
Nella zona Fòr’e Ttùrre:
• Palazzo de Mauro (cortile lastricato con splendido puteale in pietra lavorata – XVII sec.) con annessa Cappella della Madonna delle Grazie (metà Settecento)
• Palazzo Bove (nella zona detta “cupa morti”)
• Palazzo Inglese (ora Papa) e Palazzetto Inglese (1622)
Nella zona detta Capo ‘e Vascio:
• Palazzo Bifani (perfetta architettura stereometrica, classico impianto tipologico a corte, fine XIX sec.)
• Palazzo Petrella con facciata in tufo a vista (inizio sec. XX)
• Palazzetto Romano (con bel balconcino tardo barocco e splendido arco in pietra finemente lavorato)
• Arco in pietra di eccezionale ampiezza del 1612
• Palazzo Tirone, in stile pseudo-liberty (inizio XX sec.)
• Cortile Massaro e Palazzo Gallo (portali lavorati di ottima fattura e cornici in pietra, del 1741)
Nella zona Capo ‘e ‘Copp’:
• Palazzo Gallo (fine XIX sec.)
• Palazzo Bifani (detto “vecchio”)
• Palazzo Ianniello (splendido arco lavorato)
• Palazzo Nardini della marchesa di Castel di Sangro (datato 1714)
• Palazzo Bifanielli, in cima ad una rampa carrabile; attraversato il portale del 1787 si entra nello splendido cortile lastricato, con pozzo in pietra, circondato dalla struttura edilizia originaria del ‘600.
Nel centro storico si ergono la chiesa di San Tommaso Apostolo e i palazzi gentilizi settecenteschi dei Bifani e dei Nardini; situato in posizione meno centrale, il seicentesco palazzo De Mauro s’innalza invece a guardia dei poderi circostanti.
Significativo è proprio Palazzo De Mauro, posto in posizione decentrata: nella lunga facciata si apre un portale con lo stemma di famiglia e la data 1760, oltre il quale è un’ampia corte pavimentata in pietra bianca; in fondo ad essa un altro arco conduceva direttamente ai terreni della famiglia. E pur con le modifiche attuate nel tempo, nel cortile rimangono un raffinato pozzo, una parte delle successioni di archi, le scale esterne che conducono ai loggiati di ingresso alle stanze. A sinistra della facciata è la cappella di famiglia, costruita nel 1797. Spiccano anche il neoclassico palazzo Tirone, mal ristrutturato ma dotato di un androne dipinto ancora notevole, e il coevo palazzo Bifani, con la sua severa e armonica struttura in tufo dall’aria altoborghese. Ma sono solo esempi della grande varietà di stemmi, date, balconcini, cortili nobili e popolani che affollano il paese caudino.